Ceppo e mannaia by Gianfranco Miro Gori;

Ceppo e mannaia by Gianfranco Miro Gori;

autore:Gianfranco Miro Gori; [Gori;, Gianfranco Miro]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788885747692
editore: edigita
pubblicato: 2022-10-13T22:00:00+00:00


7

UN POETA

GIOVANNI PASCOLI

Giovanni Pascoli negli anni giovanili (Museo Casa Pascoli, San Mauro Pascoli)

17 novembre 1878, Giovanni Passanante, cuoco anarchico, attenta alla vita di re Umberto I. L’aggredisce brandendo un coltello sulla cui impugnatura sta scritto: “Viva la Repubblica internazionale”; ma la pronta reazione del re e del presidente del consiglio Benedetto Cairoli, già garibaldino fervente e ora nella parte del difensore del monarca, ne arrestano la foga, cavandosela con un graffio ciascuno.

La notizia dell’attentato si diffonde, spinta dal governo che intende servirsene per un ulteriore stretta repressiva contro gli anarchici. In diverse città della penisola si svolgono manifestazioni in favore del re.

Anche a Bologna “si fecero la sera delle dimostrazioni nelle vie che degenerarono in insulti contro gl’internazionalisti; che erano allora i gerenti responsabili di tutto. Stanchi, la terza sera si pensò di mettere a posto i più scalmanati, e una minoranza audace fece ripiegare le bandiere e mandò a casa i dimostranti mogi mogi”. Restava sul campo un ultimo gruppo monarchico, il più tenace, che non voleva “cedere, ma giunto presso il palazzo Pepoli incalzato di continuo, fu costretto a ripiegare lasciando la bandiera. Questa, come un trofeo, fu portata in un ritrovo ove era anche il Pascoli che esclamò: ‘Mal date, ma ben ricevute!’”.

Suggestionato dall’entusiasmo di tutti quei giovani, lo stesso Pascoli improvvisò un’Ode a Passanante che terminava con questo concetto: “Colla berretta di un cuoco faremo una bandiera”. La lesse, la rilesse, poi la lacerò corrugando la fronte in atto mesto. I presenti protestarono aspramente. “Perché l’hai stracciata?”, gli domandai. “Perché me lo chiedi? Tu l’hai capito il motivo, perché sei il solo che non abbia protestato.”

In quel momento rivide la triste scena di un cavallo attaccato a un carrettino che si fermava davanti alla casa natia sul quale era il cadavere del padre assassinato. Rivide la madre piangere, i fratelli, le sorelle, e pensò che “non si deve uccidere”.

Questa suggestiva testimonianza, resa molti anni dopo in occasione della morte del poeta nel 1912, si deve a Gian Battista Lolli: internazionalista assai attivo all’epoca, la cui vicinanza a Pascoli è attestata con certezza da un biglietto perentorio vergato in quei tempi ribelli ormai lontani dal poeta medesimo e suggellato dal motto degli anarchici romagnoli: “Gian Battista Lolli è mio amico e rispondo di lui. Zôca e Manê

Dettata oltre quarant’anni dopo e dunque sottoposta a tutti i filtri, gli aggiustamenti, i travisamenti della memoria, la versione di Lolli non piacque affatto a Maria Pascoli, detta Mariù, sorella, vestale della memoria e biografa ufficiale di Giovanni, nonché a tutti gli studiosi a lei vicini, che la negarono decisamente. Il foglio recante i versi gli fu passato, secondo loro, da qualcuno dietro che gli disse di leggere forte: lui lo lesse, ma subito dopo lo stracciò e gettò con disgusto. Questo resoconto è confermato da Giovanni a Maria: “L’autore di quei miserabili versi – riferisce puntualmente Mariù – poteva essere un tale De Maria poetastro d’occasione (non si curò mai di accertarsene) che a volte interveniva nel ritrovo serale carducciano facendo ridere coi suoi parti poetici”.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.